DSA e Scuola: qual’é la funzione dell’insegnante?
Disturbi Specifici di Apprendimento rappresentano, insieme ad altre disabilità definite «di frontiera», nuovi temi che impegnano le istituzioni scolastiche a definire strategie e metodologie adeguate per garantire anche a tali alunni il successo formativo.
I DSA si evidenziano soprattutto nella fase evolutiva e la presenza, nella popolazione in età evolutiva e per la lingua italiana, è oscillante tra il 2.5 ed il 3.5%. I DSA sono attualmente ancora sottodiagnosticati, spesso riconosciuti tardivamente o confusi con altri disturbi.
I disturbi specifici di apprendimento non vengono qualificati come disabilità e pertanto non è possibile gestirli estendendo l’area per la quale il sistema prevede l’assegnazione di docenti di sostegno, in quanto una adeguata «competenza compensativa» degli insegnanti e un adeguato addestramento da parte dell’alunno nell’usare gli strumenti compensativi consente il raggiungimento di obiettivi pari a quelli che perseguono gli alunni della classe.
La legge si inquadra nel più generale tema della realizzazione del diritto allo studio e del perseguimento del successo formativo di tutti. La prospettiva deve essere quella della scuola inclusiva, in quanto la lettura e la scrittura constituiscono una imprescindibile chiave di lettura del mondo, della personalizzazione, cioè della valorizzazione della persona.
– Identificazione precoce DSA
La precocità e tempestività degli interventi appaiono sempre più spesso in letteratura tra i fattori prognostici positivi.
La legge 170/2010 prima e le linee guida dopo sottolineano la necessità dell’identificazione precoce dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA): solo una tempestiva diagnosi, infatti, consente di attivare immediatamente percorsi di potenziamento delle abilità di base e di adottare supporti e tutele che consentano di ridurre significativamente l’espressività del disturbo.
A queste finalità sono chiamate più figure professionali e istituzioni: La famiglia, opportunamente formata, prende coscienza della situazione, osserva il bambino nelle varie situazioni e lo sostiene nell’impegno scolastico ed exstrascolastico, senza pretendere l’impossibile ma stimolando il bambino all’autonomia.
Il pediatra tiene conto degli indicatori di rischio alla luce dei dati anamnestici, accoglie i segnali di difficoltà scolastiche significative riportate dalla famiglia e la indirizza agli approfondimenti specialistici. Gli insegnanti, opportunamente formati, possono individuare gli alunni con persistenti difficoltà negli apprendimenti e segnalarle alla famiglia, indirizzandola ai Servizi Sanitari per gli appropriati accertamenti, nonché avviare gli opportuni interventi didattici.
I servizi specialistici per l’età evolutiva (ad esempio i servizi di “neuropsichiatria infantile”) sono attivati per la valutazione e la diagnosi dei casi che pervengono a consultazione, nonché predispongono un’adeguata presa in carico per i soggetti che vedono confermato il quadro clinico di DSA.(Consensus Conference 3/2010, pag. 8 e 9).
– Figure e compiti a scuola
Il luogo privilegiato per porre il primo sospetto di DSA è la scuola ed è per questo motivo che occorre investire molte risorse per fare in modo che gli insegnanti possiedano gli strumenti culturali e tecnici utili a comprendere le difficoltà dei propri alunni e a sospettare 1’esistenza di un disturbo dell’apprendimento.
Lo specifica bene la legge 170/2010 “È compito delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia, attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli studenti, sulla base dei protocolli regionali di cui all’ articolo 7, comma 1.
Dott.ssa Anna La Guzza www.centroamamente.it