Cosa cambia nella vita quotidiana di un bambino dopo il terremoto? Intervista per Mammeonline
Il sisma sconvolge la vita di tutti. I principali punti di riferimento vanno in frantumi: la casa, il lavoro, le radici storiche, i ricordi e talvolta, purtroppo, gli affetti.
 I danni che un terremoto può produrre sono soprattutto “invisibili”, sommersi, ferite profonde destinate a restare per molto tempo inespresse e irrisolte.Una calamitĂ inaspettata frattura l’equilibrio psico-fisico di chiunque, specialmente quello di un bambino per il quale un evento catastrofico può assumere la connotazione di vero e proprio shock. Il bambino, infatti, oltre a vivere  il trauma dell’evento in prima persona, subisce la preoccupazione e lo spavento dei genitori o degli adulti vicini.
Lo psichismo del bambino, a differenza di quello dell’adulto, è ancora debole, non corredato di adeguate difese psichiche. Una condizione iniziale di shock, con episodi d’ansia, insonnia e quadro regressivo è da considerarsi come prima tappa, transitoria, in un processo di guarigione e adattamento alle nuove condizioni di vita. Le ricerche dimostrano che la maggior parte dei bambini, dopo un primo momento di sconforto, riesce a gestire l’evento traumatico senza conseguenze permanenti a livello psicologico.
Questo processo di recupero è soggettivo e dipende anche dalla gravità dell’ accaduto, dai danni e dalla perdite subite. Non dobbiamo però sottovalutare la grande capacità dei bambini di uscire rinnovati anche a seguito di un episodio traumatico (resilienza).
Tra le più gravi e tragiche conseguenze psicologiche che potrebbero affliggere un bambino durante i mesi e gli anni successivi al sisma ci sono disturbo post-traumatico da stress e altri stati d’ansia, depressione, depersonalizzazione, mutismo, psicosi, gravi regressioni e blocchi dell’evoluzione. Come già detto questi disturbi non sono frequenti e la loro insorgenza dipende molto dall’entità dei danni e dalla disponibilità emotiva dei genitori nei momenti precedenti e consecutivi il sisma. Intervenire precocemente su queste condizioni è fondamentale.
Qual è il compito dello psicologo dell’emergenza
La Psicologia dell’emergenza è il settore della psicologia che si occupa degli interventi clinici e sociali in situazioni di calamitĂ , disastro ed emergenza. Oltre all’intervento di crisi nell’immediato, lo psicologo dell’emergenza deve anche contribuire alla pianificazione di medio termine dei servizi assistenziali alla popolazione; al collegamento tra l’assistenza diretta nelle tendopoli e i servizi sanitari; all’assistenza nelle interazioni e gestione dei conflitti all’interno della comunitĂ e tra le comunitĂ limitrofe; alle attivitĂ di supporto nella ripresa dei servizi educativi (affiancamento degli insegnanti nella ripresa dell’attivitĂ scolastica, consulenze psicoeducative, etc.); al supporto psicologico, man mano che famiglie, gruppi e comunitĂ ripristinano un proprio “senso del futuro”, e riprendono gradualmente a svolgere una progettazione autonoma delle proprie attivitĂ , ricostruendosi una prospettiva esistenziale in un contesto ambientale e materiale spesso profondamente mutato.
Come si può intervenire per prevenire e curare il disagio
Ciò che si è perso non potrà mai essere recuperato del tutto. Le ferite sono laceranti e, anche se con il tempo potranno cicatrizzarsi, rimarrà sempre un segno profondo e in qualche caso evidente. Lo psicologo dell’emergenza ha il compito di accelerare, con strumenti specifici, questo processo di cicatrizzazione.
Il sostegno alle famiglie è l’intervento principale.
• Proteggere il bambino dalle scene più tragiche proiettate ad esempio in televisione o trasmesse via radio, e che di solito tendono ad allarmare il bambino ancora di più,
• Spiegare ai bambini l’impegno delle istituzioni per il ripristino della normalità , spiegare cioè che ci sono dei “grandi” che stanno facendo di tutto per far ritornare l’elettricità , l’acqua, il gas, che toglieranno i detriti e la polvere e troveranno un alloggio o del cibo.
• Coinvolgere i bambini in gesti di solidarietà verso altre persone colpite. Questo li aiuterà a sentirsi parte delle attività di soccorso e a capire che le cose torneranno progressivamente alla normalità .
• Organizzare attività didattiche e ludiche alternando momenti di gioco e momenti di studio. Le attività da preferire sono quelle espressive (pittoriche, creative, narrative) e pratiche. Poter costruire qualcosa assieme dà ai bambini la possibilità di guardare al futuro con fiducia.
Dott.ssa Anna La Guzza, psicologa clinico-dinamica e scolastica, Milano.
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