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LOGOPEDIA: QUANDO ANDARE DAL LOGOPEDISTA?

Ottobre 3, 2018 in Centro logopedia milano, Disturbi.Logopedia, Esercizi logopedia, logopedia milano, logopedista milano, Milano, psicologia milano da admin


Diagnosi DSA Asl Milano.
Intervista Dott.ssa Anna La Guzza per DonnaModerna.

Logopedia: quando e perché andare dal logopedista

In quali casi e perché è necessario portare il bambino dal logopedista?

Si sente spesso parlare di logopedia e, a volte, i genitori restano spaesati quando viene consigliato loro di portare i figli dal logopedista.

Poi, vi sono quelle mamme e quei papà preoccupati perché il piccolo non parla oppure distorce le parole e i suoni. Abbiamo intervistato la dott.ssa Anna La Guzza (psicologa e direttrice di Amamente, Centro Psicologico e Logopedico a Milano), per fare chiarezza sul concetto di logopedia, sui suoi obiettivi e sulle sue modalità.

  • Cos’è la logopedia

La prima domanda che abbiamo posto alla dott.ssa La Guzza, riguarda proprio lo stesso significato di logopedia e i suoi campi di applicazione.

«La logopedia è la branca della medicina che si occupa di studiare il linguaggio e le sue eventuali problematiche.

Non sempre, infatti, l’apprendimento del codice linguistico è per il bambino un percorso semplice e senza ostacoli, a volte possono esserci difficoltà, ritardi o intoppi che solo la logopedia e i suoi specialisti possono aiutare a riconoscere e a superare, grazie all’ausilio di specifiche strategie. Il logopedista, in équipe multidisciplinare, può intervenire nei percorsi di abilitazione neuropsicologica qualora siano presenti disturbi specifici di apprendimento, come la dislessia » spiega l’esperta.

«Il logopedista è, infatti, il professionista sanitario che si occupa della prevenzione, della valutazione e della riabilitazione deidisturbi della voce, della comunicazione, del linguaggio in età evolutiva, adulta e geriatrica attraverso programmi riabilitativi individuali o di gruppo.

Il suo principale compito è proprio quello di potenziare il linguaggio, correggendo difetti di pronuncia o veri e propri disturbi legati alla verbalizzazione» continua la Dott.sa La Guzza.

L’esperta specifica, inoltre, che le problematiche più comuni dell’età evolutiva riguardano principalmente i ritardi dello sviluppo del linguaggio, i difetti di articolazione e di pronuncia, la povertà lessicale e inerente alla strutturazione della frase o alla narrazione (scritta e orale). Ma non solo, in età evolutiva possono anche presentarsi problemi organici di deglutizione deviata, detta deglutizione atipica.

  • Campanelli d’allarme.

Abbiamo poi chiesto alla dott.ssa La Guzza, quali siano i segnali rintracciabili in età evolutiva, che possano rendere necessario l’intervento di un logopedista.

«L’apprendimento del linguaggio è un processo molto soggettivo. Le linee guida ci dicono che un bambino di due anni dovrebbe saper pronunciare dalle 100 alle 200 parole circa, oltre ad alcune frasi semplici.

Se il piccolo per esempio pronuncia meno di 50 parole, è consigliato un controllo per intercettare precocemente, e superare, eventuali difficoltà» spiega l’esperta.

«Un bambino di 4 anni invece, oltre a comunicare regolarmente e chiaramente, dovrebbe riuscire a pronunciare correttamente tutti i suoni della lingua. Se così non è, diventa opportuno chiedere l’intervento del logopedista. In linea generale, possiamo affermare che molti bambini “parlatori tardivi” recuperano spontaneamente eventuali difficoltà, collocandosi tra i tre e i quattro anni nella media per competenze verbali. Una piccola parte di essi invece ha bisogno di un aiuto esterno, senza il quale potrebbe maturare un ritardo del linguaggio e/o un conseguente disturbo del linguaggio (che sarà possibile determinare con esattezza attorno i 3-4 anni di età). Un intervento di consulenza o potenziamento precoce può, in alcuni casi, servire a prevenire difficoltà future che diversamente verrebbero diagnosticate tardi» continua la dott.ssa La Guzza.

  • Come funziona la logopedia

In pratica, in cosa consiste la logopedia?

Abbiamo domandato all’esperta quali siano le modalità d’intervento del logopedista e come lo specialista, poi, interagisca con educatori e insegnanti.

«Le  sedute dedicate ai bambini sono molto divertenti e utilizzano lo strumento del gioco. Grazie alla collaborazione dei genitori(che possono essere coinvolti per poter apprendere gli esercizi per casa), è possibile recuperare in breve tempo le difficoltà» afferma la dott.ssa La Guzza.

«Il logopedista fa “da ponte”, ovvero fornisce a educatori e insegnanti informazioni cliniche, strumenti pratici e strategie per permettere al bambino di affrontare e superare  le difficoltà che incontra nell’apprendimento e nella comunicazione, valorizzando i suoi punti di forza» continua l’esperta.

«A tal proposito, Il logopedista può produrre una relazione senza fini diagnostici ma esclusivamente valutativi. Grazie alla collaborazione in équipe con figure abilitate alla diagnosi dei disturbi del linguaggio (psicologo e neuropsichiatra infantile), sarà possibile intraprendere un percorso di valutazione neuropsicologica, che potrebbe produrre una certificazione valida per la scuola» conclude la dott.ssa Anna La Guzza.

L’esperta sottolinea, dunque, l’importanza di rivolgersi a centri abilitati e competenti, in grado di identificare precocemente possibili difficoltà e sostenere la famiglia nel suo complesso.

Di Serena Allevi

Logopedia per l’infanzia e l’adulto a Milano

http://m.donnamoderna.com/mamme/scuola/logopedia-quando-

serve

Tag: DIFFICOLTÀ DI LINGUAGGIO, RITARDO DEL LINGUAGGIO, BALBUZIE, DEGLUTIZIONE ATIPICA, LOGOPEDISTA MILANO

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ESERCIZI DI LOGOPEDIA PER BAMBINI

Agosto 19, 2018 in Centro logopedia milano, Disturbi.Logopedia, Esercizi logopedia, logopedia milano, logopedista milano, Milano da admin

Logopedia:

Esercizi di logopedia e consigli per i genitori.

Centro Logopedia per Adulti -Bambini Autorizzato DSA Milano

http://www.milanologopedista.it

https://www.centropsicologicomilano.it

Diagnosi precoce Logopedia

Lo sviluppo delle abilità comunicative nel bambino, insegna la logopedia avviene assai rapidamente: già a partire dalla prima infanzia e prima della comparsa della prima parola.

La logopedia dell’età evolutiva individua varie tappe dello sviluppo linguistico del bambino e l’età media in cui queste vengono  effettivamente raggiunte.

Tempi di acquisizione del linguaggio che variano ampiamente da bambino a bambino e che dipendono non solo dalle abilità innate di quest’ultimo, ma anche dall’ambiente linguistico più o meno stimolante in cui è immerso.

Il che rende difficile prevedere con certezza l’esatto sviluppo linguistico del minore.

Ma cosa succede quando i genitori si scoprono nel loro bambino evidenti difficoltà nel linguaggio, quando cioè questi tarda a parlare o pronuncia male o maniera indecifrabile parole anche semplici?

La Logopedia e i logopedisti esistono proprio per questo: sostenere il bambino attraverso una terapia riabilitativa programmata, fatta di semplici ma fondamentali esercizi ad hoc, studiati apposta affinché il bambino possa appropriarsi del “codice lingua” e migliorare, quindi, sensibilmente le proprie chance comunicative.

La prima e l’ ultima tappa di ogni terapia passano dal logopedista, che, con esercizi mirati e suggerimenti sullo stile di vita, accompagna, attraverso un training specifico, il bambino alla corretta padronanza degli strumenti espressivi.

Gli esercizi di logopedia sono scelti di volta in volta, in base alle necessità del bambino, ma gli obiettivi sono sempre gli stessi. Ci sono esercizi logopedici per tutte le esigenze, tutti più o meno compatibili tra di loro, ma differenziati,  a seconda del deficit palesato, attraverso cui il logopedista procede al recupero funzionale del linguaggio:

  • esercizi per lo sviluppo della memoria e dell’attenzione;
  • esercizi per lo sviluppo della percezione uditiva;
  • esercizi per lo sviluppo della laterità
  • ;esercizi per lo sviluppo dell’organizzazione spazio temporale;esercizi per sviluppo percezione della direzione, dimensioni fisiche e organizzazione spaziale;
  • esercizi di educazione allo schema corporeo;
  • esercizi di stimolazione delle capacità motorie;
  • esercizi di riscaldamento logopedico;
  • esercizi per lo sviluppo delle capacità linguistiche.

Lo specialista in Logopedia somministra esercizi specifici sia per orientare e valutare lo sviluppo linguistico del bambino, sia in comprensione che in produzione, che per analizzare il linguaggio in diverse situazioni, identificando eventuali fattori che rallentano lo sviluppo linguistico.

Obiettivo degli esercizi di logopedia è quello di costruire memoria, alfabeto, fonetica e articolazione della voce. Esercizi tipici che la logopedia racchiude in tre famiglie principali:

Attività di stimolazione linguistica:

Il terapeuta coinvolge il bambino in una conversazione giocosa, utilizzando libri, immagini, oggetti, pupazzi e giochi di ruolo. L’idea di base, è quella di colmare il gap cognitivo del bambino rispetto al vocabolario.

Combinazioni di parole sono spesso utilizzate per creare la consapevolezza della sintassi e della semantica del linguaggio. Pronuncia corretta ed esercizi di ripetizione sono, invece, impiegati per migliorare la fluenza.

Attività di stimolazione foniatrica:

questi esercizi che fare con la produzione del suono e fonetica. I terapisti correggere il suono e sillabe, durante le attività di gioco.
Dimostrazioni sul movimento della lingua, per produrre suoni specifici, sono dati.Attività di stimolazione motoria: include esercizi di rafforzamento muscolare. Alcuni terapisti utilizzano diverse texture alimentari per aiutare i ragazzi a capire i processi di mangiare e di deglutizione o attraverso appositi test psicomotori tesi a stimolare la percezione spazio-temporale.

Attraverso esercizi di logopedia ad hoc, il “medico del linguaggio” insegna ai piccoli pazienti a gestire la voce in tutte le occasioni e a prevenire disturbi futuri, lavorando sulla postura e sui muscoli del corpo e del collo, nonché sulla respirazione (utilizzando correttamente il diaframma, il muscolo che fa espandere i polmoni.
In logopedia, aldilà dei diversi approcci al recupero funzionale del bambino, esiste tuttavia un denominatore comune.

Tutti gli esercizi  sono  integrati con l’utilizzo di strumenti compensativi e dispensativi: le attività e gli strumenti ludico-formative. Ed è qui che il gioco, in quanto attività plastica e congeniale all’individuo negli anni di crescita, diviene strumento terapeutico impareggiabile in Logopedia.

La partecipazione ludica alla terapia rieducativa è, infatti, condizione indispensabile per raggiungere i risultati desiderati.

Imitazione e primo linguaggio favoriscono la nascita del pensiero astratto e della rappresentazione mentale, quindi della consapevolezza del mondo circostante.

Il gioco nella logopedia esplica, inoltre, un’ineludibile funzione sociale: lo scambio relazionale che si instaura giocando favorisce la creatività del bambino e lo rende protagonista attivo del gioco stesso, in cui l’apprendimento si lega alla capacità di imparare inventando, riapplicando in modo originale ciò che ha appreso: movimento, attività mentali, linguaggio.

Lo sviluppo linguistico nel bambino, si è detto, non è né rigido né uniforme, ma varia da bambino a bambino. L’età di acquisizione del linguaggio non va quindi  considerata rigidamente.  Spesso, però,  quando si è genitori e si pensa che lo sviluppo linguistico del proprio bambino sia lento o irregolare, si agisce di impulso: ci si confronta con altri genitori, parenti o con il medico pediatra, si fanno ricerche, si applicano rimedi “logopedici” fai da te.

Il primo ostacolo da abbattere è l’ansia, sempre comprensibile ma spesso esasperata, di mamma e papà di risolvere la “disfunzione” senza attendere che siano decorsi gli opportuni tempi “biologici”.  Ma quando il problema è reale e l’intervento della logopedia indispensabile, il ruolo dei genitori non può che rappresentare una risorsa “terapeutica” insostituibile.

Mamma e papà, insistono gli specialisti, possono molto nel recupero del bambino che inizia a presentare disfluenze ed esitazioni verbali , accompagnandolo quotidianamente e responsabilmente nel percorso terapeutico.

Di seguito  suggeriamo una rassegna di consigli e raccomandazioni utili ai genitori per allenare/guidare il bambino logopatico alla corretta acquisizione del linguaggio attraverso percorsi di logopedia continui, più diretti e meno invasivi:

  • mostrate disponibilità all’ascolto ed affezione incondizionata al bambino;adottate un linguaggio semplice, rallentato in presenza del bambino, offrendo un “modello” verbale chiaro e preciso, in particolare dopo aver ascoltato la difficoltà del bambino, senza scadere nell’artificiosità e “stranezza”.
  • Modellate il linguaggio senza anormalità, lentamente e con frequenti pause d’accentazione;modellate l’eloquio in modo disteso, consigliando la stessa modalità agli altri membri della famiglia;evitate che il bambino acquisti familiarità al “suono” del suo linguaggio, fissandolo acusticamente;
  • privilegiate un vocabolario elementare e frasi corte;
  • non interrompete o anticipate le frasi o finire il discorso del bambino.
  • Rispettate i “turni” d’inserimento verbale e non sovrapponetevi mentre si parla;attendete che formuli la frase o discorso con disponibilità e attenzione;utilizzate pause nel discorso e nella comunicazione, aumentando la pause tra una richiesta e la su risposta, offrendo una minore pressione “temporale” al “linguaggio” del bambino che percepirà un clima di distensione e tranquillità.
  • commentate singole situazioni o momenti del fare, piuttosto che porre frequenti domande che affaticano il bambino;
  • durante i momenti di maggiore difficoltà verbale offrite al bambino le più ampie occasioni di linguaggio e la possibilità di parlare liberamente stimolato da percorsi ludici a lui particolarmente interessanti e gradevoli;
  • organizzate percorsi e momenti di attività non-verbali, di costruzione, ecc., che possano “scaricare” ed alleggerire la tensione verbale, valorizzando forme comunicative alternative;evitate “competizioni verbali” . Ad es. obbligare a raccontare eventi ad amici o parenti, al fine di limitare e contenere la «pressione» del livello di costruzione verbale del bambino;
  • evitate reazione emotive ai blocchi verbali come una particolare mimica del volto, distogliendo lo sguardo, ecc;preparate il bambino ad affrontare situazioni nuove simulando l’evento, tranquillizzando i suoi livelli d’eccitazione ed ansia naturali,non evidenziate al bambino le sue difficoltà verbali. Invitandolo alla “calma”, a “prendere il fiato”, “a parlare lentamente”, ad “aprire di più la bocca”, “a rallentare”, a “pensare a quello che deve dire” si comunica la sua diversità, si comunicano forti livelli d’ansia che appartengono all’adulto ma non al bambino che “vive la difficoltà” ma non la “prova” ancora. Il bambino potrebbe equivocare la natura dello stimolo interpretandolo come un rimprovero;le pressioni dei genitori spingono il bambino a prendersi carico della sua esecuzione verbale, compromettendo il carattere di spontaneità e naturalezza della comunicazione;
  • se il bambino sottolinea la sua difficoltà verbale, presentategli il fatto che tutte le persone hanno difficoltà ed esitazioni verbali quando stanche o particolarmente agitate;evidenziate le sue qualità, capacità e punti di forza;ricordate che molti bambini fino a 6/7 anni presentano disfluenze normali fisiologiche e di sviluppo in un quadro personale assolutamente normale e non logopatico. Difficoltà che regrediscono naturalmente all’interno di relazioni parentali positive e serene.dimostrate il piacere di comunicare durante le situazioni routinarie (vestirsi, mangiar, lavarsi, andare a dormire);
  • sfruttate i diversi contesti che si creano durante la giornata per descrivere e raccontare ciò che vi circonda (una passeggiata al parco, andare a fare la spesa, preparare la torta);proponete canzoncine e filastrocche abbinandovi gesti e mimica che diano significato alle parole;proponete libri figurati e commentateli con lui..

Centro logopedico Specialistico per infanzia e adulti a Milano .

Fonte: http://www.controcampus.it/2013/12/logopedia-esercizi-di-logopedia-e-consigli-per-genitori/
In collaborazione con Matteo Napoli

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